Di Guido Di Stefano
“Tanto tuonò che piovve”, sospirò Socrate rivolto alla iraconda Santippe che, non ricevendo risposta alle sua aggressione verbale, lo aggredì con l’acqua. Ed ancora la “tradizione classica” ci tramanda il mito del castigo inflitto da Giove all’invidioso che desiderò per sé la perdita di un occhio purchè il vicino li perdesse entrambi: il saggio e giusto Giove accecò l’invidioso dimostratosi veramente malvagio (in effetti è diabolico chi vuole il male per il male).
Diciamo che alla fine Socrate se la cavò con poco: un recipiente d’acqua. E per gli umani era (è) un conforto sapere (o sperare) che qualcuno frenava (frena) la malvagità.
Non altrettanto indolore si presenta la situazione per noi, moderni “Socrate” Siciliani, esposti simultaneamente ai tuoni e le piogge sicule ed alle conseguenze delle invidie coltivate e diffuse dal presunto amico e vicino yankee, che si atteggia ad attuale Giove.
Voci stentoree e roboanti ormai da qualche anno ci aggrediscono e ci assordano nel vuoto tentativo (forse) di renderci succubi e vittime di un assurdo e spregevole manicheismo che annovera i “più” (colpevoli duri incalliti ed innocenti liberi raziocinanti) tra i malvagi e rii (i mafiosi) ed i “meno” (tutti quelli illuminati dal potere) tra i buoni ed i devoti.
I proclami si sono susseguiti ai proclami; sono stati sventolati i vessilli della giustizia e legalità, nello spietato e vano tentativo di trasformali in “armi”; sono stati promessi e annunciati progetti e miracoli; sono stati dichiarati risparmi più fantascientifici che fantastici (sembra proprio che a tratti i soldi “restituiti” a Bruxelles e quelli “donati” a Roma o da Roma “sottratti” sono stati urlati come risparmi); quasi tutti direttamente o indirettamente (terra di mafiosi) siamo stati etichettati come mafiosi; tutti mafiosi tranne i privilegiati delle stanze del potere e i fedeli ossequiosi; abbiamo dovuto meditare su auto-canonizzazioni, auto-esaltazioni, auto-assoluzioni, e per riflesso canonizzazioni – esaltazioni –assoluzioni dei fedeli allineati.
Il tutto sempre urlato sì da sovrastare anche i tuoni più fragorosi ed illuminato da fulmimei minacciosi bagliori (veri fulmini “divini”) capaci di oscurare i fulmini naturali.
Noi abbiamo osservato con attenzione alcuni numeri ufficiali e per mesi abbiamo cercato di lanciare l’allarme ai lettori; solitamente si direbbe che il valzer degli Euro non ha mai avuto tregua, come quello dei vertici dirigenziali: in entrambi i casi forse più che di valzer si potrebbe parlare di continue “deportazioni”.
E dopo tanto fragore (ma è veramente cessato?) ecco che arriva la pioggia per noi, non per tutti: perché a chi è barricato nelle fortezze del potere poco importa se piove o se grandina o se cadono macigni, perché sono al “sicuro”. Non ci sono più soldi, mancano più di due miliardi per il 2014, ed intanto si parla di (infruttuosa) macelleria sociale; non è pronta nemmeno la bozza del bilancio 2015 (non succedeva da circa sessanta anni). Tutta qui la competenza, l’efficienza, il bene della Sicilia a vario titolo e ripetutamente pubblicizzati?
Ma tanto per aggiungere danno a danno, paura a paura, disperazione a disperazione noi Siciliani viviamo da coloni di Roma e di Bruxelles: condannati quindi a subire nel bene (poco) e nel male (molto) i pesi delle infelici scelte politiche di altri che, rinunciando alla sovranità, si sono “accodati” al “Giove” yankee, che li sta spingendo a sacrificare un “occhio” per tentare di accecare il gigante “Putin” (per noi un europeo). Così siamo molto esposti in questa assurda guerra economica UE-Russia, che trova i colonizzatori di “Roma” in prima fila “proprio ora” che la Sicilia potrebbe trarre i maggiori benefici economici dalla collaborazione. Scusate ma ci sorge un dubbio: “proprio ora” o “perché”?
E ci chiediamo: ma cosa succederebbe se Putin decidesse di utilizzare i diamanti per il “barbecue” e ne incrementasse l’estrazione annua fino ad un centesimo delle sue riserve naturali accertate? Qualcuno potrebbe dichiarare che è una follia: non sappiamo, perché intanto c’è una guerra in corso (e non semplici sanzioni) e si dice sempre che in guerra e in amore tutto è permesso.